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NOI NON SIAMO I NOSTRI PENSIERI:

Noi non siamo i nostri pensieri! Ci siamo identificati con essi, ci han fatto credere di essere ciò che pensiamo, con tutte le implicazioni che ciò può dare. Se penso ad una cosa brutta, mi identifico con quella cosa, pensando che IO sono quel pensiero, quindi IO sono cattivo perchè ho pensato quello...ma noi, non siamo i nostri pensieri! Ma la cosa interessante avviene se penso ad una cosa bella, mi identifico, e gioisco: ma quella non è felicità, è solo identificazione! Illudendomi che sia felicità, la ricerco, e ogni stato emotivo diverso lo catalogo come non felicità...e siamo destinati alla sofferenza!
Ma perchè tutta questa importanza ai pensieri?

In fondo, la mente fa il suo compito: produrre pensieri 24 ore su 24, ma perchè ce ne preoccupiamo?

In fondo, non ci preoccupiamo quanti battiti fa il nostro cuore, o come pulsa il nostro sangue...eppure della mente, ce ne preoccupiamo.

La psicologia Occidentale si pone un problema che non esiste, controllare la mente, i pensieri, guarirli etc...ma perchè mai, se noi non siamo la mente? La mente fa il suo compito, punto. Il danno è l'identificarsi con essa, e lo facciamo perchè ci da una ricompensa nella società: la finta felicità. E allora, come facciamo a non identificarci? Sempre l'Oriente ci fornisce il modo: diventare OSSERVATORI. Osservare la nostra mente, osservare i pensieri...se si impara a vederli come in uno schermo davanti a noi, allora, non possiamo più identificarci, perchè non stiamo più nello schermo. Molte pratiche meditative insegnano questo (soprattutto le corporee).

I pensieri non solo influiscono ma creano. Il pensiero è energia creativa, è l’energia attraverso la quale ogni giorno creiamo noi stessi, la nostra vita e il nostro stato di salute. Non esiste un solo pensiero che non influenzi ciò che siamo. Per questo dobbiamo imparare a disciplinare la nostra mente e ad utilizzarla in modo costruttivo e non distruttivo.
E’ un po’ come se volessimo costruire una casa, non possiamo permetterci di prendere i mattoni e metterli a casaccio, c’è una logica nel posizionarli, c’è un ordine che deve essere mantenuto, pena la solidità della casa. Allo stesso modo, quando abbiamo un obiettivo ben preciso, dobbiamo disciplinare i nostri pensieri, non possiamo desiderare di raggiungere qualcosa poi continuamente sabotare questo desiderio con pensieri ed emozioni contrarie.
C’è molta ignoranza su questo. Nessuno ci insegna né da bambini né da adulti ad impiegare con criterio il pensiero. La nostra mente è un cavallo pazzo che ci porta non sappiamo dove, non siamo noi ad avere le redini in mano, ma è lui che, al galoppo, sceglie la direzione, poi la cambia in modo totalmente arbitrario. Il nostro cavallo avrebbe bisogno di una direzione, lui stesso è disorientato e tutta l’energia che impiega nel suo galoppare è senza scopo, senza meta.
Ogni pensiero che emettiamo è energia che vibra ad una determinata frequenza. La somma dei nostri pensieri determina la nostra particolare frequenza. La nostra frequenza entra in risonanza con l’energia di quella stessa frequenza presente nell’ambiente.
Sotto questo profilo non siamo troppo dissimili da una radio. Intorno a noi esistono tutte le frequenze possibili, tuttavia quando accendiamo la radio, scegliamo la frequenza sulla quale sintonizzarci, escludendo automaticamente tutte le altre. Il pensiero funziona nello stesso modo, quando ci sintonizziamo su un pensiero ci sintonizziamo automaticamente con la frequenza corrispondente alla qualità del pensiero emesso.
Frequenze alte producono benessere, salute, felicità, mentre frequenze basse danno origine a stati di sofferenza e malattia. Se emettiamo quantità di pensieri negativi per lungo tempo difficilmente potremo essere in salute fisica ed emotiva. La chiave sta dunque nel sintonizzarci su frequenze alte, disciplinando i nostri pensieri.
Noi abbiamo il potere di influenzare positivamente il nostro stato fisico, ma dobbiamo partire dal pensiero, non possiamo prescindere da esso. Sta a noi scegliere i nostri pensieri, assumendocene la responsabilità, e attraverso i nostri pensieri sintonizzarci sulla frequenza che desideriamo.
Il pensiero crea emozioni. Le emozioni influenzano il nostro stato di salute. Paura, preoccupazione, tristezza, frustrazione, rabbia, risentimento, rancore, vergogna, senso di colpa, sono fertilizzanti per il terreno della malattia. Lavorare su di noi per limitare il più possibile questi stati d’animo distruttivi significa agire per la prevenzione e la cura della nostra salute.
Assumendoci la piena responsabilità dei nostri pensieri, delle nostre emozioni, della nostre parole e delle nostre azioni, abbandoneremo finalmente la posizione di vittime impotenti per assumere quella, molto più salutare, di co-creatori della nostra vita.
Nulla ha il potere di sottrarci la nostra pace interiore se noi non lo permettiamo. E’ giunto il momento di smettere di reagire come automi agli stimoli esterni e di agire consapevolmente, rafforzando il nostro centro e non permettendo più a niente e nessuno di portarci via la nostra serenità ...e la nostra salute.

Noi siamo chi da secoli, dall’eternità osserva la parata dei pensieri che attraversano il nostro corpo. Se per esempio facciamo attenzione ad un qualunque rumore presente nell’ambiente circostante e lo identifichiamo come effettivamente è fuori di noi per poi contemporaneamente focalizzare il tutto(noi compresi) sull’IO libero dai pensieri e su tutti i psudo-io(io mi sento bene, io mi sento male, io mi piaccio, io non mi piaccio, etc.) osserviamo i pensieri come energia che entra nella nostra mente attraversano il corpo e vanno via. In questa situazione si nota come una possibilità il fatto di poter entrare nel pensiero e notando come in effetti siamo coinvolti e pilotati dallo stesso.

NOI NON SIAMO I NOSTRI PENSIERI! Quando lo riteniamo scendiamo la nostra coscienza a livelli bassi, perché ci identifichiamo con il pensiero che ci preoccupa per esempio come possiamo arrivare economicamente bene a fine mese? Oppure se rimaniamo soli, oppure di non essere mai capiti o compresi, ci identifichiamo con il fatto di arrabbiarci, cioè ci identifichiamo con ciò che non siamo noi.

E’ importante andare in una zona mentale ove noi siamo OSSERVATORI di tutti gli  PSUDO-IO.

Prendendo alcune considerazioni che facciamo su noi stessi(sono timido, ho paura, sono troppo sul maschile, sono troppo sul femminile, non ho coraggio, ho paura di morire, etc.) dobbiamo avere la capacità e consapevolezza di OSSERVARLE come treno di informazioni energetiche(sono un ingegnere, sono un medico, sono un professore, mio padre è così, mia madre è così, …). NOI NON  SIAMO IL PENSIERO lo siamo quando ci identifichiamo ed entriamo in sintonia con esso, e qui cominciano i problemi.

Il  TESTIMONE SILENZIOSO  osserva e non giudica! Noi in effetti siamo questo … il testimone silenzioso. Se noi siamo meri osservatori dei pensieri(io son felice, io sono triste, io sono insoddisfatto, …..) allora arriviamo alle consapevolezze.

Una tecnica funzionante per arrivare alle consapevolezze è quella di evidenziare alcune frasi ricorrenti che ci balzano nella mente o diciamo soventemente e di OSSERVARLE ed alla fine, dopo averle osservate, arrivare alla netta coscienza e consapevolezza e conclusione che IO NON SONO QUESTO.

A me personalmente da fastidio, la domanda: chi sei? E rispondere sono un Ingegnere, non per la professione più o meno nobile ma ovviamente perché io non sono questo, io sono principalmente un altro che ha un progetto eterno ed una missione nella vita terrena, tutte le identificazioni sono etichette che costituiscono le particelle emozionali e ci imprigionano, come se ci chiudessimo in una bara da morto!

Se ti sei identificato con il pensiero … NON SONO CAPITO … Ti sei chiuso in una bara! E’ come se la libertà di coscienza, di volare, di sentirci il tutto con l’Universo noi la svendiamo e ci mettiamo volontariamente in una bara; NON SON O STATO TRATTATO  BENE  DA …. OSSERVIAMO ……, per la consapevolezza dobbiamo cacciare fuori le frasi che ci hanno assillato anche per giorni e mesi infine … PERCHE’ PROPRIO A ME! Questa è un’altra bara e noi siamo dei cadaveri alla mercè di chi approfitta di questo nostro stato.

Bisogna che ognuno sia cosciente delle sue consapevolezze diventando oggettivamente UN OSSERVATORE. In definitiva si può essere costantemente nella bara, si possono fare pensieri da bara e bloccati nelle prigioni mentali.

La tecnica per arrivare alla piena consapevolezza è quella di immaginare di entrare materialmente un una bara, sepolti vivi ed osservarsi …… incomincia a mancare l’aria, non ci si può più muovere, allora cosa si fa  …….. uscire fuori lasciando il corpo fisico all’interno della bara e guardatevi dall’esterno come se il corpo sia rimasto nella bara …… Noi questo siamo …. Il corpo è preso in prestito  per circa 100 anni. Il corpo che vediamo nella bara è in prestito non siamo noi ….. Vogliamo far uscire il corpo dalla bara? Allora non facciamo nostri i pensieri da bara e così ci riappropriamo del nostro corpo e lo trattiamo con AMORE facendo pensieri: IO SONO UN GENIO, SONO FRATELLO DEL G.A.D.U., VOGLIO STARE IN PACE CON TUTTI, MI VOGLIO BENE, SONO IN INTERCONNESSIONE CON TUTTI, IO SONO AMORE, IO SONO LUCE, … solo così ci si appropria del corpo e non lo si chiude in una bara.

Tanti nemmeno se ne rendono conto che sono in una bara perché nessuno li fa riflettere sul fatto che loro non sono i loro pensieri.

Bisogna osservare i pensieri più profondi, quelli più assurdi, quelli che non abbiamo nemmeno il coraggio di dire e nessuno e si devono solo OSSERVARE, PERCHE NON SIETE VOI …. NON MI LIBERERO’ MAI DI ……. Questo pensiero è una bara delle più terribili!